Elisa vorrebbe dormire un altro po’, ma quella non è casa sua. Si sente a disagio, anche se è dalla sua amica Paola. Si aggrappa a ogni brandello di coscienza come a funi di salvataggio, lanciate in mare per strapparla da morte certa.
Si veste e arranca alla porta. Dovrebbe esserci anche Mara. Il pigiama party è durato fino a tardi.
Si trascina verso la cucina. Sentendo pronunciare il suo nome, si ferma sui suoi passi e rimane in ascolto.
Paola sta parlando a bassa voce con Mara. Non l’hanno sentita arrivare. Elisa si ferma dietro il muro del corridoio. Non sa perché lo sta facendo, ma decide di rimanere ad ascoltare.
«A volte anche a me dà fastidio, è sempre così distaccata e fredda». Si tratta di un mormorio, ma Elisa riconosce la voce di Mara. Ha un tono tra il lamentoso e l’infastidito.
«Sì, quando fa così, mi fa saltare i nervi». Ora è Paola a parlare. «Mi prudono le mani e mi verrebbe voglia di urlarle in faccia: “La smetti di tirartela, non sei mica migliore di noi, sai?»
Sente una risata trattenuta, si forma l’immagine mentale di Mara che ridacchia compiaciuta.
Le due ragazze proseguono a sparlare in tono derisorio e sprezzante. Elisa dovrebbe provare dolore, delusione, o rabbia, ma dentro di lei c’è solo silenzio.
Un quadro che occupa gran parte di un muro attira la sua attenzione. Ritrae un oceano la cui superfice riflette la luce della luna. È un immagine che evoca calma e un gran senso di pace. Guardandolo meglio, nota che all’orizzonte si stanno addensando delle nubi scure. Nel frattempo, le due amiche hanno cambiato argomento, si stanno scambiando aneddoti divertenti della sera prima. Elisa pensa che a questo punto sarebbe facile entrare in cucina e scambiare quattro chiacchiere con loro, come se niente fosse. Invece, torna in camera, si riveste ed esce dalla casa di Paola facendo più piano possibile. Non prima, però, di aver sfregiato il quadro dell’oceano con il suo coltellino svizzero, ripercorrendo la superficie dell’acqua con precisione chirurgica.
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