Silvia nello specchio

Lo specchio rimandava a Silvia l’immagine di una donna sovrappeso, con la ricrescita alla radice dei capelli e la pelle troppo chiara.

«Fai vomitare» la schernì lo specchio.

«Forse se mi mettessi qualcosa di più scuro…» borbottò lei con un filo di voce.

«Sì, magari un sacco di iuta sarebbe perfetto. Così potresti coprire tutta quella trippa. Magari anche un sacchetto di carta in testa non sarebbe male». Lo specchio la guardò con espressione schifata.

Silvia fece un paio di giravolte su sé stessa. A guardar bene, la gonna era troppo corta, le si vedeva la cellulite. La maglia le segnava i fianchi e le evidenziava il seno troppo abbondante. Aveva iniziato da qualche settimana la dieta ma non poteva pretendere di entrare in una 42 in così poco tempo.

Entrò sua madre, appoggiò della biancheria sul letto e si voltò verso di lei.

«Sei bellissima! Se continui a dimagrire così dovrai rifarti il guardaroba».

«Mamma, non esagerare. Ho perso solo un paio di chili» disse Silvia, tirando il bordo della maglia nella speranza di allargarla un po’ ed eliminare l’effetto “arrosto strizzato nello spago da cucina”.

«Anche i capelli ti stanno molto bene acconciati così».

«Non hai nient’altro da fare, mamma? Non ho ancora finito qui…»

«Va bene, va bene» disse la madre avvicinandosi alla porta. «Volevo solo essere d’aiuto». E uscì dalla camera sbuffando. Silvia riprese a confrontarsi con il suo riflesso.

«Tua madre ha le fette di prosciutto davanti agli occhi. Ti ha detto un sacco di cazzate».

«Perché non stai un po’ zitto? Devo pensare».

«Hai poco da pensare, cara. Non puoi certo rivolgerti a un chirurgo estetico entro stasera».

«No, ma posso andare dal parrucchiere per farmi il colore e la piega. E questo completo può aspettare. Quando avrò perso qualche altro chilo mi starà meglio. Mi metterò i jeans e la camicetta scura in stile impero. Risolto».

«Scherzi? Credi veramen—» Silvia chiuse l’anta a specchio dell’armadio e sorrise rincuorata.

Si cambiò d’abito e uscì.


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