Mi piace scrivere a quest’ora della notte. La tenue luce delle candele e il sonno del mondo che ammutolisce ogni cosa, hanno un effetto rinvigorente su di me, più di qualsiasi tonico. È l’ora dei fantasmi, l’ora in cui il confine tra la realtà e il regno dei sogni si affievolisce, come una veste consumata dall’usura.
Sulla scrivania i fogli bianchi mi guardano in trepidante attesa. Aspettano di essere imbellettati di parole.
«Non temete» sussurro loro, «presto avrete fiocchi e merletti da sfoggiare. Niente di troppo sfarzoso, ve lo prometto: solo messaggi fedeli dell’anima». Passo la mano sulle pagine ancora vuote, lentamente, come a chiudere gli occhi di un moribondo, in attesa dell’Eternità.
Mentre attendo che Dio mi parli attraverso il suo alfabeto segreto, riordino lo scrittoio. Del resto, in attesa degli ospiti, non si rassetta forse la propria dimora?
Apro la finestra davanti a me per permettere all’Universo di raggiungermi. Fuori è buio, ma la sagoma scura del mio pino mi rimanda un senso di intimità. Vinnie dice che dovrei uscire di più, e fare esperienze. È lei che mi ha regalato il libricino blu sul quale riportare gli eventi e le date più significative, ma mia sorella non capisce. Non sono adatta a vivere nel mondo, non è necessario farlo per sentire l’Eternità che palpita nelle piccole cose. La vita, di per sé, è un fatto di toccante rilevanza, basta rimanere in ascolto. Il mio compito è quello di tradurne il mistero in parole. Mio padre sostiene che per scrivere ci vuole disciplina, anche se si tratta di poesia. Che brutta parola: “disciplina”. Non sono forse già le parole una prigione dove far languire i pensieri? Non è forse una forma di disciplina ridurre l’immensità della Natura all’essenzialità della scrittura?
Una leggera corrente fa ondeggiare le tende all’interno della stanza. Il fruscio dell’erba alta, mossa dal vento, mi fa venire in mente l’oceano. Non l’ho mai visto, ma me lo immagino simile, solo più rumoroso.
Eccolo! Quel lieve fremito che fa vibrare ogni corda.
Intingo la penna nel calamaio e scrivo:
“Come se il Mare,
separandosi,
svelasse un altro Mare…”
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