La Ballata del bambino ombra

Il bambino ombra nasceva

quando il buio cresceva,

ma contro ogni buon senso

della luce cercava il consenso.

Alla Luna raccontava di quando,

mentre lei calava, la luce incontrava.

Per pochi istanti sentiva il calore della vita,

e di notte gli mancava l’aria calda tra le dita. 

Il bambino ombra era deciso,

dal buio non voleva più essere deriso.

Una notte un corvo gli indicò il sentiero

e del suo coraggio si vestì fiero.

Lungo la strada incontrò una bambina che non vedeva,

aveva perso la luce dagli occhi e al buio sedeva.

Il bambino ombra in lei vedeva quello che a lui mancava:

la vita che pulsava e tutto ciò che bramava.

Le prese la mano e le promise:

“Vieni con me e la notte avrà fine,

ti porterò dove la luce non ha confine,

e il sole è così forte

che illuminerà la tua sorte.”

Il viaggio fu lungo e tortuoso

e nell’oscurità tutto appariva più mostruoso.

Il cammino metteva a dura prova le loro debolezze

ma la speranza faceva da scudo alle loro certezze.

Giunsero nel luogo delle parole mai dette,

in quel posto protette, ma nel mondo reiette.

Visitarono le dimore delle cose dimenticate,

dalle ombre ormai abitate.

In quei luoghi la luce se ne era già andata,

e non era più tornata.

Il bambino ombra e la bambina senza vista,

ormai stremati dalla fatica,

arrivarono al cimitero dei senza nome

dove la morte non aveva né un quando né un come.

Da lì la luce era passata, 

dal guardiano era stata avvistata.

Le sue lunghe dita color dell’inchiostro

crearono una mappa a prova di mostro.

Passarono i giorni ma i bambini non demordevano,

cercavano la luce e non si arrendevano.

Un giorno la Luna concitata gli urlò:

“Bambini, bambini! La stella può aiutarvi”, e la chiamò.

La stella arrivò in men che non si dica,

così brillante che a guardarla si faceva fatica.

Scrutò il bambino ombra e gli disse:

“Ti ho cercato in ogni mondo, 

ogni cielo e ogni fondo.

Ti ha maledetto il buio furibondo.

L’invidia lo ha reso iracondo.

Eri la stella più bella del firmamento,

ma da allora iniziò il tuo tormento. 

A una strega chiese una magia,

e la tua luce se ne andò via.

La strega per capriccio non ti annientò,

ma in una piccola ombra ti trasformò.

Da allora vaghi senza memoria,

conducendo una vita illusoria.

Io la luce ti posso ridare,

se tu vorrai ritornare.

Ma se la luce vuoi riconquistare,

a qualcosa devi rinunciare.

Dai pensieri ti devi alleggerire

e nella tua forma devi riapparire.”

Il bambino ombra sorrise 

e fece delle richieste precise.

Lui nel cielo sarebbe tornato,

ma all’amica la luce avrebbe donato.

La stella disse un po’ perplessa:

“È un po’ strana la tua richiesta.

Se ai suoi occhi la luce vuoi ridare

alla tua dovrai rinunciare.

Se proprio lo vuoi fare,

in un bambino ti posso trasformare.

Una stella non potrai più essere

ma una vita umana potrai ritessere”

La bambina senza vista indietreggiò decisa.

Non voleva che a una stella la luce venisse recisa.

Il bambino ombra la rassicurò:

“Con te starò e di te mi occuperò.

Niente sembra più bello

di un’eternità senza fardello,

ma da solo non voglio più stare

e il mondo ti voglio mostrare.”

Il bambino ombra era deciso,

sarebbe stato vivo.

La stella commossa cedette,

e le parole furono dette.

Il bambino ombra ebbe la vita

anche se non era infinita.

La stella, con i suoi raggi, la bambina baciò

e la sua vista ritornò.

I raggi la illuminarono

e i colori ritornarono.

I due bambini la stella ringraziarono,

erano così felici che si abbracciarono.

Mano nella mano si incamminarono,

e la luce con sé portarono.

La stella era commossa,

ritornò in cielo con la risposta:

L’amore è la luce più grande, che rende il buio esitante.


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