Elisa aveva deciso di svuotare il sottotetto per fare un po’ più di spazio. Gli scatoloni erano accatastati lì da così tanto tempo che erano diventati tutt’uno con il pavimento, formando precarie circonvoluzioni in un ippocampo sovraccarico di ricordi. Si guardò attorno indecisa da dove cominciare. Adocchiò un cartone abbandonato in un angolo. Era così consumato dall’umidità che, quando lo aprì, fu investita da una zaffata di muffa maleodorante. Conteneva vecchi quaderni di scuola, album di fotografie e piccoli oggetti che fece fatica a collocare in un tempo preciso della sua infanzia. Una spilla attirò la sua attenzione, evocandole una sensazione sfuggente. Come quando ascolti un motivo musicale che ti è familiare ma non riesci a identificare a quale canzone appartiene.

Sentì sua figlia che la chiamava di sotto. Doveva rimandare lo svuotamento della soffitta. Si mise la spilla in tasca e scese. Era Carnevale e Silvia e le sue amiche erano in fermento. Si stavano provando i loro vestiti da principesse. Sua figlia aveva bisogno che le appuntasse il fiocco di Biancaneve in testa. Le altre indossavano gli abiti di Rapunzel, Elsa e Cenerentola. 

I ricordi scorsero rapidi come scene di un paesaggio attraverso il finestrino di un treno in corsa: terza media, Halloween e il suo primo amore, Stefano. Lei era travestita da una versione molto minimalista di Morgana. Era triste perché il suo abito era un po’ troppo povero. Stefano era corso nella stanza della madre ed era tornato con quella spilla. Si trattava di un ragno con due piccoli zirconi al posto degli occhi. Un piccolo furto, il gesto coraggioso del suo cavaliere per omaggiarla: il primo regalo, e il più prezioso. Poi, lui si era trasferito con la famiglia altrove. Se ne era andato per sempre, cancellando ogni traccia di sé. Come aveva potuto dimenticarlo? 

Un velo di nostalgia le offuscò la vista.

«Mamma, tutto bene?»

Elisa sollevò lo sguardo, stringendo la spilla tra le dita.

«Certo, tesoro. Stavo solo ricordando che una volta anche io sono stata una principessa».


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