Se ne sono andati via tutti. Solo le foglie rimangono ferme sul viale alberato, appesantite dalla pioggia che non accenna a smettere.
Mi è sempre piaciuta l’atmosfera del cimitero, da ragazzo ci venivo spesso a passeggiare. Mi rilassava. A volte preferivo studiare qui piuttosto che altrove. Mi sedevo su questa panchina e mi godevo il silenzio. Le persone qui parlano a bassa voce, come fanno quando sono in biblioteca. A pensarci bene, i sepolcri non sono poi così diversi dalle copertine dei libri: disposti in file ordinate, e silenziosi. Sembrano volerti chiamare con i loro accattivanti epitaffi, e persuaderti nel fare un po’ di compagnia ai loro ospiti.
Perdonami se non ho avuto il coraggio di scrivere il tuo, di epitaffio. Me lo hai chiesto una volta, tanto tempo fa, quando ancora non pensavamo che uno di noi due sarebbe stato costretto a lasciare l’altro così presto.
“Ho bisogno che al mio funerale qualcuno dica: «vi odiava tutti»”. Mi viene da sorridere a ripensarci. Sarebbe stato nel tuo stile, ma non ne ho avuto il cuore. Erano tutti così affranti…
Questa notte sarà dura; sarà la più triste e la più solitaria.
Mi chino in avanti per respirare. Mi manca l’ossigeno e mi fa male la gola.
Uno scoiattolo si ferma accanto a me, sotto la pensilina, a sgranocchiare una nocciola. La pioggia batte contro il riparo di metallo, imitando il ticchettio di un orologio guasto. A tratti si trasforma in un rimbombo più forte, e spero che la tettoia ceda. Che quel frastuono si abbatta su di me insieme a tutta quest’acqua.
Mi consola che una parte di me ora sia lì con te. Non mi appartiene più, o forse è sempre stata tua. È la parte più triste di me, ma spero ti faccia lo stesso compagnia.
Se ne sono andati via tutti, ma io non riesco a lasciarti.
Ho paura a chiudere gli occhi, temo di vederti ancora, e allora non riuscirei più ad andarmene di qua.
Sì, stanotte sarà dura, mi sentirò così solo… e invidierò questo stupido scoiattolo che può rimanere qui con te.
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