Ottavio sistema il vecchio stereo su uno dei tanti tavoli da giardino, poi trascina il baule con la pompa a stantuffo per i palloncini e tutti i suoi trucchi di scena. Gli manca solo la parrucca e il nasone rosso. Completa il travestimento con delle scarpe extralarge con le quali sembra anche più buffo. Quando fa finta di inciampare e finisce a gambe all’aria, i bambini ridono come matti.

È da una vita che fa il clown nei fine settimana in occasione di feste di compleanno, comunioni e battesimi. Con il passare degli anni fa sempre più fatica a eseguire i vecchi numeri del suo repertorio, ma in ogni caso i palloncini, le storie buffe e le magie funzionano sempre. Quando anche solo uno dei bimbi esplode di gioia e si piega in due dalle risate, Ottavio si sente appagato. 

Con la memoria torna a quando era anche lui un bambino e la mamma lo portava alla fiera di paese. Lo faceva salire sulle giostre e lo salutava con la mano quando le passava davanti in sella al suo cavalluccio. Alcuni clown facevano spettacolini con cerchi di plastica e palline colorate. Era affascinato dalla loro studiata goffaggine; più erano bravi, più le loro acrobazie sembravano naturali. In quelle occasioni, assistere ai loro numeri gli dava una sensazione simile a quella dello zucchero filato quando si scioglie sulla lingua: piccole fitte di piacere, quasi un sottile dolore. C’era qualcosa dietro ai loro sorrisi che Ottavio ai tempi non riusciva a cogliere e che solo adesso comprende, adesso che è uno di loro.

La festa procede a meraviglia. I bambini ridono come pazzi, tutti con le braccine a tenersi la pancia per contenere gli scossoni di gioia. Lui fa un capitombolo e quelli strillano dal divertimento.

Arriva la torta. Ottavio aiuta a servire il dolce. Alla fine, vogliono che lui li prenda in braccio. Allora li fa sedere sulle ginocchia, come potrebbe fare Babbo Natale quando ascolta l’elenco dei doni che si desidera trovare sotto l’albero. Nei panni di un pagliaccio, Ottavio si sente importante. 

Alla fine della festa i bambini si mettono in fila per salutarlo. La madre del festeggiato gli allunga qualche euro in più di mancia. Prende le sue cose e se ne va. 

Quando torna a casa l’appartamento è immerso nell’oscurità. Inciampa nei giocattoli abbandonati in soggiorno e cade a terra. Mentre si rialza sente i passi veloci dei suoi figli e il tonfo della porta della loro camera che si chiude. Non vede l’ora di andare da loro e ripetere qualche numero del suo spettacolo così che siano orgogliosi del loro padre, il clown.

Si incammina verso la loro cameretta. Apre la porta, barcolla e si appoggia allo stipite per non cadere. La stanza è illuminata appena dalla luce fioca della lampada sul comodino, ma può bastare. 

Luca, il più piccolo, ha raggiunto Marco sul suo letto. Sono abbracciati l’uno all’altro. 

Ottavio non perde tempo e dà inizio al suo show. Racconta qualche storiella e scimmiotta un paio di capitomboli inciampando nelle sue scarpe extralarge. 

Nonostante gli sforzi non sente le risate. Perché è tutto così silenzioso? 

Il loro papà è un clown. Gli altri bambini quando lo vedono si illuminano in viso, ridono della sua goffaggine, saltano di gioia quando lui fa il suo ingresso in scena.

Ottavio si solleva dal pavimento dopo l’ennesimo goffo scivolone e scorge il suo riflesso nello specchio sopra i letti dei bambini. 

Strisce grigiastre di cerone gli segnano le guance. Il rosso delle labbra è mezzo sbavato. La parrucca gli pende da un lato. Si accorge di non indossare più il suo naso da clown. Forse l’ha perso al bar dove è andato dopo la festa di compleanno, gli deve essere caduto mentre si faceva strada nella ressa per raggiungere il bancone. 

Abbassa lo sguardo sui figli. Luca è tra le braccia del fratello più grande e nasconde il volto contro il suo petto nel tentativo di sopprimere i singhiozzi. Marco lo stringe a sé, in un gesto protettivo. Poi solleva la testa e incrocia lo sguardo di Ottavio.

Gli occhi di Marco adesso non vedono un clown, ma quello che si nasconde dietro. Vede l’oscurità che si cela dietro la sua maschera.


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